martedì 17 luglio 2012

La morte su Repubblica, da Campanile a Moncada


Ti tocca anche se ti tocchi ancora su “La Repubblica”. Dopo la recensione di Lino Buscemi, il quotidiano cita il libro umoristico di RaimondoMoncada in un lungo articolo pubblicato oggi a firma di Gabriello Montemagno dal titolo: “Il lungo addio al caro estinto: come parlare di morte senza mainominarla”. Al tema dei temi, vengono dedicate due pagine nell’edizione siciliana del giornale nella sezione “Società, spettacoli, cultura e sport”. GabrielloMontemagno cita nel pezzo diversi grandi autori e personaggi, a cominciare dal grande umorista italiano Achille Campanile (“Benché si sappia con certezza che tutti dobbiamo morire, pure tutti restano sorpresi del fenomeno”). Achille Campanile, dice Montemagno, "sublimò la sua ossessione per la morte in irresistibili scenette". “Di questo evento naturale, aggiunge, se ne fece interprete in quasi tutte le sue opere”.
Nell’articolo apparso su Repubblica, c’è spazio per Bertolt Brecht, Claudio Magris, Kierkegaard, George Steiner, William M. Thackeray, il principe Giuseppe Alliata di Villafranca, Francis Carco e “quello stravagante barone di Canicattì Agostino la Lomia, burlone e scialacquatore conosciuto negli anni Sessanta, che undici anni prima di morire volle celebrare il suo funerale laico, convocando al cimitero amici e nemici con regolare necrologio sui quotidiani”. “Era per lui – dice Gabriello Mantemagno – un atto scaramantico, perché la sua fiolosofia era quella del carpe diem e non certo quella cistercense del memento mori. Il barone era infatti superstizioso, e portava sempre al collo un amuleto ch’egli chiamava ‘occhio apotropaico’, che lo avrebbe reso immune dalla morte. Ma questa arrivò anche per lui (1978), dando ragione a quel libretto di Raimondo Moncada intitolato ‘Ti tocca anche se titocchi’”. 
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