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Nell’articolo apparso su Repubblica, c’è spazio per Bertolt
Brecht, Claudio Magris, Kierkegaard, George Steiner, William M. Thackeray, il
principe Giuseppe Alliata di Villafranca, Francis Carco e “quello
stravagante barone di Canicattì Agostino la Lomia , burlone e scialacquatore conosciuto negli
anni Sessanta, che undici anni prima di morire volle celebrare il suo funerale
laico, convocando al cimitero amici e nemici con regolare necrologio sui
quotidiani”. “Era per lui – dice Gabriello Mantemagno – un atto scaramantico,
perché la sua fiolosofia era quella del carpe diem e non certo quella
cistercense del memento mori. Il barone era infatti superstizioso, e portava
sempre al collo un amuleto ch’egli chiamava ‘occhio apotropaico’, che lo
avrebbe reso immune dalla morte. Ma questa arrivò anche per lui (1978), dando
ragione a quel libretto di Raimondo Moncada intitolato ‘Ti tocca anche se titocchi’”.