Lo humour del caro estinto. Una carrellata
di lapidi buffe e curiose. È il
titolo di un servizio tutto da leggere pubblicato su “Il Vaglio”, rivista
trimestrale di cultura, storia e tradizioni edita dal CircoloCulturale Lomellino Giancarlo Costa di Mortara, in provincia di Pavia. Tutto un
intero numero è dedicato all’arte di far ridere e all’umorismo, in tutte le sue
forme e nei vari periodi storici. Come si ride, con quali mezzi, in quali occasioni,
con quali modalità e con quali battute. E com’è cambiata la risata nella
storia.
L’incipit
del servizio sullo
humour del caro estinto lo dà ancora una volta il libro di Raimondo Moncada “Ti tocca anche se ti tocchi”, edito
dalla Csa Editrice, diventato ormai un cult del genere. Il pezzo, molto
documentato e divertente, firmato da Graziella Bazzan, scrive:
“Ti tocca
anche se ti tocchi” è il titolo di un libro e contemporaneamente un modo un po’
bizzarro per introdurre il discorso sull’evento degli eventi che coinvolge
indistintamente ogni essere umano. La morte è senza dubbio un grande mistero e
la tomba è l’unico tramite che unisce i defunti ai viventi costituendo “quella
corrispondenza di amorosi sensi, che ci fa credere, finché siamo vivi, che
qualche cosa di noi sopravviverà nel ricordo dei nostri cari”.
Il servizio fa una carrellata di epitaffi strambi,
ironici, sorprendenti, incisi sulle lapidi al camposanto, che suscitano ilarità
in un contesto, il cimitero, che di ilare non ha niente. Anzi. Graziella Bazzan
riporta il meglio del meglio come ad esempio l’epitaffio del comico gallese
Spike Milligan: “Ve l’avevo detto che ero malato” o quello dello scrittore
francese Georges Bernanos: “Si prega l’angelo trombettiere di suonare forte,
il defunto è duro d’orecchie”. E poi ancora: l’iscrizione “Giace qui da qualche
parte” è scritto sulla lapide del fisico tedesco Werner Heisenberg, a
riferimento del suo “principio di indeterminazione”. Sulla
tomba di un certo Ignaz Breitenseher è scritto: “Silenziosa e solitaria fu la
sua vita, fedele e attiva la sua mano”. Questa è l’incisione funeraria
sulla tomba di un gentiluomo famoso in vita per la sua cortesia: “Qui giace
lord Barlington. Scusate se non mi alzo”. Epitaffio sulla tomba di Ezechial
Aiklein Dalhousie. In Scozia: “Qui giace… età 102 anni, era buono. Morto
giovane”. Su di un’urna funeraria le parole: “Pace
alle mie ceneri. Si prega di non starnutire, grazie”. Ancora epitaffi bizzarri selezionati dalla rivista "Il Vaglio":
“Questa è la tomba di Serafino Viola, pagata a rate quand’era in vita”. “Qui
giace Leo Cinquemani, instancabile lavoratore”. “Qui riposa Onofrio
Mondragoni, uomo pieno di vita”. Questo è l'epitaffio letto su una tomba di un attore
etrusco: “Sono morto tante volte, ma così mai”. Epitaffio scritto in seguito a un incidente:
“Uomo di grande dirittura morale, vissuto con linearità e rettitudine, morto
in curva”. Iscrizione funeraria letta sulla lapide di una persona rovinata
dalle medicine: “Per stare meglio sono finito qua”. Nella lapide di una certa signora Gaia Bellina
sta scritto: “Qui riposa... donna instancabile. Ha amato la vita. Suo marito.
Tutto il paese”. Si riportano infine le iscrizioni funerarie che riguardano due
grandi personaggi del mondo della tv, un presentatore e un attore dotati di una
ironia che lascia di stucco. Sulla sua lapide, a Roma, Gianfranco Funari ha voluto che
si scrivesse il seguente epitaffio “Ho smesso di fumare”. Walter Chiari ci ha
voluto lasciare la sua ultima battuta incisa sulla sua tomba al Monumentale di
Milano: “Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato”.