lunedì 5 dicembre 2011

Ti tocca vivere con tutto quel che hai


Come si può ridurre un cittadino. Spolpato dalle finanziarie, dai debiti, dai mutui, dalle tasse, dai tributi, dà tutto il proprio corpo. Non gli rimane altro, per vivere, che continuare a dare quel che gli rimane. Ma finché c'è vita c'è “Titocca anche se ti tocchi”, opera di Raimondo Moncada sempre di grande attualità pubblicata dalla Csa Editrice
Il libro contiene molte dibattute profezie, anche sul futuro della previdenza. Neanche da morti andremo più in pensione. Altro che contributi. Potremo solo ricevere le pensioni dei morti che hanno avuto la fortuna di andare in quiescenza, se ce lo consentiranno. Tocchiamoci... e ritocchiamoci. Ci batteremo per questa nuova, necessaria riforma dell'intero sistema delle pensioni. E siamo sicuri che la spunteremo. La dobbiamo spuntare. Noi siamo ottimisti.  
Finché c'è vita c'è speranza. “Titocca anche se ti tocchi”, per sperare in un futuro più allegro. 

venerdì 2 dicembre 2011

Rivista Il Vaglio: Humour del caro estinto


Lo humour del caro estinto. Una carrellata di lapidi buffe e curiose. È il titolo di un servizio tutto da leggere pubblicato su “Il Vaglio”, rivista trimestrale di cultura, storia e tradizioni edita dal CircoloCulturale Lomellino Giancarlo Costa di Mortara, in provincia di Pavia. Tutto un intero numero è dedicato all’arte di far ridere e all’umorismo, in tutte le sue forme e nei vari periodi storici. Come si ride, con quali mezzi, in quali occasioni, con quali modalità e con quali battute. E com’è cambiata la risata nella storia.
L’incipit del servizio sullo humour del caro estinto lo dà ancora una volta il libro di Raimondo Moncada “Ti tocca anche se ti tocchi”, edito dalla Csa Editrice, diventato ormai un cult del genere. Il pezzo, molto documentato e divertente, firmato da Graziella Bazzan, scrive: Ti tocca anche se ti tocchi” è il titolo di un libro e contemporaneamente un modo un po’ bizzarro per introdurre il discorso sul­l’evento degli eventi che coinvolge indi­stintamente ogni essere umano. La morte è senza dubbio un grande mistero e la tomba è l’unico tramite che unisce i defunti ai viventi costi­tuendo “quella corrispondenza di amorosi sensi, che ci fa credere, finché siamo vivi, che qualche cosa di noi sopravviverà nel ricordo dei nostri cari”.
Il servizio fa una carrellata di epitaffi strambi, ironici, sorprendenti, incisi sulle lapidi al camposanto, che suscitano ilarità in un contesto, il cimitero, che di ilare non ha niente. Anzi. Graziella Bazzan riporta il meglio del meglio come ad esempio l’epitaffio del comico gallese Spike Milligan: “Ve l’avevo detto che ero malato” o quello dello scrittore francese Georges Bernanos: “Si prega l’angelo trombet­tiere di suonare forte, il defunto è duro d’orecchie”. E poi ancora: l’iscrizione “Giace qui da qualche parte” è scritto sulla lapide del fisico tedesco Werner Heisenberg, a riferimento del suo “principio di indeterminazione”. Sulla tomba di un certo Ignaz Breitenseher è scritto: “Silenziosa e solitaria fu la sua vita, fedele e attiva la sua mano”. Questa è l’incisione funeraria sulla tomba di un genti­luomo famoso in vita per la sua cortesia: “Qui giace lord Barlington. Scusate se non mi alzo”. Epitaffio sulla tomba di Ezechial Aiklein Dalhousie. In Scozia: “Qui giace… età 102 anni, era buono. Morto giovane”. Su di un’urna funeraria le parole: “Pace alle mie ceneri. Si prega di non starnutire, grazie”. Ancora epitaffi bizzarri selezionati dalla rivista "Il Vaglio": “Questa è la tomba di Serafino Viola, pagata a rate quand’era in vita”. “Qui giace Leo Cin­quemani, instancabile lavoratore”. “Qui riposa Onofrio Mondragoni, uomo pieno di vita”. Questo è l'epitaffio letto su una tomba di un attore etrusco: “Sono morto tante volte, ma così mai”. Epitaffio scritto in seguito a un incidente: “Uomo di grande dirittura morale, vis­suto con linearità e rettitudine, morto in curva”. Iscrizione funeraria letta sulla lapide di una persona rovinata dalle medicine: “Per stare meglio sono finito qua”. Nella lapide di una certa signora Gaia Bellina sta scritto: “Qui ripo­sa... donna instancabile. Ha amato la vita. Suo marito. Tutto il paese”. Si riportano infine le iscrizioni funerarie che riguardano due grandi personaggi del mondo della tv, un presentatore e un attore dotati di una ironia che lascia di stucco. Sulla sua lapide, a Roma, Gianfranco Funari ha voluto che si scrivesse il seguente epitaffio “Ho smesso di fumare”. Walter Chiari ci ha voluto lasciare la sua ultima battuta incisa sulla sua tomba al Monumentale di Milano: “Amici non piangete, è soltanto son­no arretrato”.
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