“Sto per morire e mi sto divertendo. E continuerò a divertirmi ogni giorno che ancora mi resta da vivere. Perché non c’è un altro modo per farlo”. Ti tocca il cuore e ti sconvolge l’animo l’ultima lezione di Randolph Frederick Pausch professore di informatica, interazione umano-computer e design presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Pausch è già pienamente cosciente di avere i giorni contati a causa di un cancro al pancreas in metastasi. È una lezione di vita, un invito a non sciupare neanche un attimo della propria esistenza, a vivere intensamente per realizzare i propri sogni d’infanzia e ad abbattere con tutte le forze di cui disponiamo ogni muro che si erge davanti a noi.
Il professore Pausch ha tenuto la sua ultima lezione pubblica, la "Last Lecture" intitolata "Realizzate i Vostri Sogni d'Infanzia" ("Really Achieving Your Childhood Dreams"), presso la Carnegie Mellon University il 18 settembre 2007. “Ho tenuto questa conferenza – ha detto Pausch a una commossa platea, concludendo il suo applauditissimo e toccante intervento – soltanto per tre persone perché quando saranno grandi possano vederla”. A questo punto su un grande schermo alle sue spalle viene proiettata la foto in cui è ritratto felice con i tre figli piccoli in braccio.
Il cancro del pancreas in metastasi gli era stato diagnosticato nel settembre 2006. Operato, è rimasto attivo, vitale, energico e vigoroso fino alla fine del 2007. Randolph Frederick Pausch è morto all'alba del 25 luglio 2008.
Le celebri frasi celebri della "Last Lecture"
- "Quando sbagli chiedi scusa! Una buona scusa è formata da tre parti: "Mi dispiace"; "Era colpa mia", "Cosa posso fare per rimediare"? La maggior parte della gente salta la terza parte; è da questo che puoi capire chi è sincero".
- "L’esperienza è ciò che ottieni quando non sei riuscito a ottenere ciò che volevi".
- "Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo. Sono lì per fermare gli altri".
- "Quando fai qualcosa di sbagliato e nessuno si prende la briga di dirtelo, significa che è meglio cambiare aria. Chi ti critica lo fa perché ti ama e ti ha a cuore".
- "Mi lamentavo con mia madre di quanto fosse difficile quell'esame all'università, e di quanto fosse spaventoso. Lei si inclinò verso di me, mi diede un buffetto sulle spalle e mi disse: «Sappiamo bene come ti senti, tesoro, ma ricorda, tuo padre alla tua età combatteva contro i tedeschi»".
- "Sto per morire e mi sto divertendo. E continuerò a divertirmi ogni giorno che ancora mi resta da vivere. Perché non c’è un altro modo per farlo".
- "Non perdete mai la capacità di stupirsi tipica dei bambini. È troppo importante. È quella a spingerci ad andare avanti, ad aiutare gli altri".
- "Ho una mia teoria sulle persone che provengono dalle famiglie numerose: sono persone migliori degli altri, perché hanno dovuto imparare come andare d’accordo con gli altri".
- "Non si può arrivare in cima da soli. Qualcuno deve aiutarti. Io credo nel karma. Credo che si riceve ciò che si è dato".
- "Non lamentatevi. Lavorate più duramente. Non cedete. L’oro migliore è quello che giace in fondo ai barili di merda".
- "Se vivrete nel modo giusto, il karma si prenderà cura di voi. I sogni verranno da sè".
- "La fortuna è quel momento in cui la preparazione incontra l’opportunità"
- "La fortuna ce la creiamo da soli, chi più sa più vale."
sabato 26 settembre 2009
Pausch: sto morendo ma mi diverto
sabato 19 settembre 2009
Comiche Pompe Funebri
Impresari delle pompe funebri che fanno ridere. Sono Paolo Villaggio e Renato Pozzetto. Nel pieno rispetto del dolore dei familiari dolenti, nel film "Le comiche" fanno tutto e il contrario di tutto rispetto a quello che si dovrebbe fare per le cerimonie d'addio. Gli impresari funebri in questo caso fanno ridere, come fanno ridere il morto ginnico, la vedova arrapata, i parenti maratoneti. Sembra di leggere una delle pagine del libro "Ti tocca anche se ti tocchi" di Raimondo Moncada. La regia del film, girato nel 1990, è di Neri Parenti.
giovedì 17 settembre 2009
Fantozzi, le ultime parole famose
Il grande ragionier Ugo Fantozzi, alias Paolo Villaggio, omaggia l'opera umoristica di Raimondo Moncada. Nel film "Fantozzi in paradiso", è fin troppo evidente il riferimento al libro "Ti tocca anche se ti tocchi". Nella scena del ciclista che, dopo aver partecipato a un funerale, dice la battuta "A me non tocca" inforcando una bici senza il sellino, è sintetizzato mirabilmente tutto lo spirito che ha ispirato l'ultima fatica letteraria dello scrittore agrigentino.
A livella e le disparità della morte
E poi dicono che i defunti sono uguali. I morti non sono tutti gli stessi. Tra i defunti c’è una profonda discriminazione sociale. C’è, infatti, la morte ricca e la morte misera. La morte dignitosa a non tutti è consentita. Il libro/saggio umoristico “Ti tocca anche se ti tocchi” di Raimondo Moncada smonta pezzo per pezzo la celebre lirica “A livella” del principe Antonio De Curtis, in arte Totò. A sostegno delle ardite tesi, registriamo il servizio del noto giornalista agrigentino Angelo Ruoppolo trasmesso dal Video Giornale di Teleacras il 16 settembre 2009. Al cimitero "Bonamorone" di Agrigento, afferma Ruoppolo, esisterebbero morti di serie A e morti di serie B.
Virus, la paura che arricchisce

Mi ingozzo parcamente di salsiccia, bistecche, salame, mortadella, pancetta, prosciutto, zampone, cotechino e penso con ansioso timore all'influenza dei porci che, porcamente, potrebbe influenzarmi. Mi dovrò vaccinare come specie a rischio? Altri ci chiedono semplicemente: cosa fare? dove andare? come salvarsi dalla febbre della salsiccia? come evitare il contagio? a chi bussare con le mani pulite? quali vaccini inocularsi?
C'è stato un nostro amico che ci ha chiesto infine: ma il virus è una cosa seria?
Questa sì che è una domanda da porci. Una soluzione radicale, che ci consigliamo di suggerire agli esperti espertari, è quella di eliminare il porco prima che il porco elimini noi. I nostri amici cuochi (vedi foto) consigliano di utilizzare lo spiedo per eliminare i porci più gustosi e mangiarseli ben cotti. Per addolcire l’allarme, gli strateghi della comunicazione hanno cominciato a modificare il linguaggio e a utilizzare sempre di più gli eufemismi. Si evita di parlare di febbre dei porci, di influenza suina, scegliendo una terminologia scientifica meno terrificante. La parola maiale è stata così messa al bando, cancellata. Si parla solo di virus A H1N1, terminologia più vicina al linguaggio della casalinga, del pensionato, dell’operaio, dell’analfabeta, dell'allevatore, dell'allevato porco suino. Con il contagio dal porco, non si diventa porci ma ci si ammala di influenza A H1N1.
Semplice! Per modo di dire. Ma, intanto, dagli allevamenti suini, ci arriva una notizia sconvolgente: anche i porci hanno paura dei maiali. In molti, per l'angoscia di essere infettati, si suicidano preferendo la morte allo spiedo. E', insomma, psicosi suina. Le autorità sanitarie hanno all'uopo costituito una task-force di psicologi per attutire l'impatto della malattia che, al momento, sembra più una patologia psicologica.
lunedì 14 settembre 2009
Depressione, la via del sorriso contagioso

Patch Adams, l’eccentrico medico inventore della clown terapia reso celebre dal film con protagonista l'esilarante e commovente attore Robin Williams, intervenendo ad un convegno sulle co-terapie ad Ancona promosso dalla Fondazione Salesi, ha affermato: “L'umorismo ha salvato e plasmato tutta la mia vita. La depressione non è una patologia ma un business multimiliardario, una diagnosi inventata dalle case farmaceutiche per nascondere la solitudine".
Per approfondire l'argomento, leggi l’articolo su www.italiasalute.it “Ridere fa bene alla salute”
sabato 12 settembre 2009
Leo Buscaglia: toccatevi, vivete, amatevi

Leo Buscaglia, grande maestro di vita, grande educatore, grande esempio. Il suo best seller “Vivere, amare, capirsi” è uno dei libri più amati da Raimondo Moncada che lo ha ricevuto in dono da un amico.
L'opera di Leo Buscaglia ti illumina la strada della vita se la strada te la ritrovi tutto d'un tratto al buio. Aiuta a capirsi, a capire, a trovare le risposte giuste ai tanti perché.
"Vivere, amare, capirsi" ti apre la testa, apre orizzonti, ti spinge verso altre interessanti letture, ti porta a fare meravigliose esperienze, a dischiuderti e ad innalzarti da un sé fasullo. Leo Buscaglia ti fa capire con profonda semplicità che la vita la puoi vivere grigiamente oppure la puoi vivere compiutamente. Ed hai tanto da guadagnare. È un libro che insegna a ritrovarsi, che insegna ad essere se stessi, che insegna ad amare e ad amarsi, che insegna a considerarci, che insegna a vivere e a coltivare le amicizie. “Abbiamo dimenticato – dice - cosa sia guardarsi l'un l'altro, toccarsi, avere una vera vita di relazione, curarsi l'uno dell'altro. Non sorprende se stiamo morendo tutti di solitudine”. “Vivere, amare, capirsi” è un inno alla vita, un inno alla gioia. È un accorato invito a vivere pienamente questa vita, attimo per attimo, a sporcarci le mani, a sperimentarci, a provare, ad affrontare gli ostacoli, a sbattere la testa se necessario. Ci insegna a vivere qui ed ora questa vita e non un’altra, al massimo delle nostre forze, delle nostre possibilità, nella consapevolezza di essere individui straordinari, unici al mondo: “Voi siete meravigliosi, voi siete magici. Come voi ci siete soltanto voi”.
Vivere qui ed ora, dunque, per non pentirsi amaramente all'ultimo respiro: “Oh, Dio, essere arrivato in punto di morte, per scoprire di non avere mai vissuto”.
Nell’opera, nella carne di Raimondo Moncada, nell'ultima fatica umoristica "Ti tocca anche se ti tocchi", il sorriso, il buonumore e la contagiosa voglia di vivere del maestro italo-americano Leo Buscaglia sono sempre presenti. Senza la conoscenza di Leo Buscaglia, non si sarebbe messo in gioco, non avrebbe fatto così tante esperienze, non avrebbe fatto meravigliose scoperte, non avrebbe fatto quello che sta facendo.
venerdì 11 settembre 2009
Morte ridicola al cinema
Quando la morte fa ridere, pur essendo una immane tragedia. Quando il cinema ci mette tanto del suo con straordinari e irripetibili effetti speciali. Ecco alcune scene di film celebri di alcuni anni fa che, invece di orrore, provocano ilarità per il modo in cui gli attori perdono la vita. I personaggi muoiono in maniera troppo esagerata e falsa. Sembrano vivi e lo sono. Sembrano che ci stiano sfottendo e, invece, lo stanno facendo. E pensare che gli spettatori dell'epoca ci hanno abboccato pagando pure il biglietto per entrare al cinema, facendo la fila al botteghino e all'ingresso della sala proiezione. Bravi! Veramente bravi!
mercoledì 9 settembre 2009
domenica 6 settembre 2009
Un libro che fa cagare
