martedì 14 settembre 2010

Funerali trasformati in spettacoli allegri


Esequie che diventano un’attrazione. Funerali che si trasformano in spettacoli. In Australia la morte quasi quasi si festeggia con rappresentazioni spassose, si rievoca il caro estinto con supporti multimediali, con la proiezione di filmati, musica pop e rock, inni sportivi e politici. Un'usanza sentita, diventata fenomeno di massa che per la Chiesa ha oltrepassato ogni limite. Una sacra cerimonia di commiato, sostiene l'istituzione religiosa, si è trasformata in una allegra manifestazione di addio. Ma non c'è da stupirsi per queste tradizioni, diciamo, a dir poco bizzarre. Come scrive Raimondo Moncada nel suo saggio umoristico “Ti tocca anche se ti tocchi”, il mondo non reagisce al dolore alla stessa maniera. C’è dove si piange e c’è anche dove ci si diverte per la dipartita di un proprio caro, di un proprio amico, talune volte invidiandolo pure perché ha la fortuna di andare in un mondo considerato migliore (quale?).

Utilizzare musiche gradite al caro defunto e ricordare divertenti trascorsi durante le esequie, anche in chiesa, è diventata nel corso degli anni una pratica molto popolare nel paese dei canguri festanti. La diocesi cattolica di Melbourne ha così detto basta! dopo l’ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ha così deciso di emanare delle chiare linee guida, una direttiva molto restrittiva per lo svolgimento corretto dei funerali, con particolare riferimento alla musica da suonare in queste tristi e austere occasioni. Si cerca in tal modo di far cambiare abitudini, di mettere un freno al criticato fenomeno, di arginare una usanza che trasforma il doloroso rito funebre in una celebrazione gioiosa del morto.

Le nuove linee guida, indirizzate a circa 200 parrocchie, esortano i sacerdoti ad evitare che le esequie religiose diventino una messinscena. La chiesa ha deciso di bandire dai riti funebri le canzoni dei club sportivi, gli inni politici, le ballate romantiche e in generale la musica pop o rock. Divieto assoluto! Un funerale, dice l’arcivescovo di Melbourne Denis Hart, non dovrebbe essere una “celebrazione”, ma un estremo saluto in tono sacro. Le manifestazioni festanti, per chi ne ha il desiderio, le può anche organizzare ma solo prima o dopo la funzione. “I desideri dei defunti, della famiglia e degli amici dovrebbero essere presi in considerazione” scrive Hart nella direttiva, “ma nel pianificare la liturgia il celebrante deve moderare ogni tendenza che faccia diventare il funerale una celebrazione laica della vita del defunto”.

Critiche le società di pompe funebri. Ormai i Dvd commemorativi e i brani "laici", ricordano, sono quasi immancabili nei funerali australiani. Nel 2008 era uscita persino una "Top Ten" delle canzoni più eseguite ai funerali, con in testa "My Way" di Frank Sinatra, "Wonderful World" di Louis Armstrong e "Time To Say Goodbye" di Andrea Bocelli.
Ognuno, in fondo, si sceglie il saluto che vuole. Così, almeno, è più sentito.

Libertà di espressione dei propri sentimenti. C'è chi suona il toccante silenzio con la tromba e c'è chi fa suonare una mitica orchestra di divertiti trombettieri.

Come scrisse il poeta futurista Aldo Palazzeschi in un celebre componimento: E lasciatemi divertire!

Tri, tri tri
Fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu, ihu.

Il poeta si diverte,
pazzamente, smisuratamente.
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

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