venerdì 26 marzo 2010

I morti si mordono le falangi


I nostri cari defunti si mangiano le ossa delle mani. La scienza gli avrebbe regalato più vita terrestre. Ed invece si trovano costretti ad assistere inermi, dall’aldilà, alla decomposizione del proprio corpo nel sottosuolo terrestre. Le generazioni di oggi sono molto fortunate in fatto di durata di esistenza (non stiamo parlando di qualità della vita). L’esistenza media si allunga a grandi falcate. Guadagniamo due anni e mezzo di vita ogni dieci: sei ore in più al giorno (come minuti fate i calcoli voi!). La maggior parte dei bambini nati nel 2000 arriveranno tranquillamente a spegnere 100 candeline sulla torta di ricotta e cioccolato nel 2100.
In un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, James Vaupel, demografo della statunitense Duke University (Nord Carolina), fa i calcoli sulla longevità nei cosiddetti Paesi ricchi. E lo fa non usando la calcolatrice.
La vita si è allungata, spiega James Vaupel, non perché la velocità cui invecchiamo è diminuita, tutt'altro. Il motivo è che, grazie agli avanzamenti della medicina e alle migliori condizioni di vita, l'esordio di molte malattie è stato posticipato, quindi rimaniamo più a lungo sani e i “guai” arrivano più in là nel tempo, quando dovremmo essere vecchi (ma ancora non si sa se sarà ulteriormente rinviata la vecchiaia).
I paesi più longevi, al momento, sono Giappone, Italia, Svezia e Spagna: il paese del Sol Levante batte tutti con un'aspettativa di vita di quasi 86 anni per le donne e 79 anni per gli uomini. Una recente indagine ha contato in Giappone 40.399 - 34.952 donne e 5.447 uomini centenari.
In Italia, secondo i dati del Rapporto Osservasalute 2009 dell'Università Cattolica di Roma, si assiste ormai da alcuni anni al livellamento dell'aspettativa di vita di uomini (78,7 anni al 2008) e donne (84 anni al 2008), sempre più simile tra loro. Tra il 2006 e il 2008, infatti, la speranza di vita maschile è aumentata di 0,3 anni (da 78,4 a 78,7), quella femminile è rimasta ferma a 84 anni (per il terzo anno consecutivo non cresce); di conseguenza il vantaggio femminile, che era di 5,8 anni nel 2004, si è ridotto (almeno nei dati provvisori) a 5,3 anni.
Nella rivista “Nature”, il demografo statunitense James Vaupel ha sottolineato che negli ultimi 170 anni nei paesi industrializzati l'aspettativa di vita è cresciuta di 2,5 anni per decade, vale a dire di circa 6 ore al giorno. Se questo trend continua oltre metà dei nati dal 2000 in poi vedrà i 100 anni. Certo, il rischio di morte aumenta anno dopo anno, ma per i temerari che riusciranno a raggiungere i 110 anni il rischio si assesterà sul discreto ma inevitabile valore del 50% l'anno.
Vivendo sempre di più si può arrivare sereni e sani a 90 anni, conclude Vaupel, saranno quindi da rivedere i sistemi del welfare, pensioni in primis (ma chi ci arriverà se i nuovi nati dovranno pagare con i propri contributi le pensioni a chi nel frattempo non morirà mai?). La vita si allunga. Ciò significa che si muore dopo e sempre di meno. C’è chi è felice. Ovviamente. Ma non tutti. A piangere lacrime di sangue per il progressivo allungamento della vita, ci sono ad esempio gli addetti del settore funebre come ci riferisce lo scrittore Raimondo Moncada nel suo saggio umoristico “Ti tocca anche se ti tocchi” edito dalla Csa Editrice. Nel libro, a proposito delle conseguenze dei progressi della scienza, si fa una divertente riflessione sul futuro della vita e della morte e sulla figura del becchino. Intanto si godono a Bologna la festa dell’arte funeraria e cimiteriale con la fiera internazionale Tanexpò dove le bare sono una vera attrazione.

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