domenica 14 febbraio 2010

La Sicilia che si tocca con Camilleri e Sciascia


Il governo della Regione Siciliana invita a non leggere autori come Camilleri, Sciascia e Tomasi Lampedusa. La ragione? La lettura delle loro opere porterebbe sfiga e l’atto del leggere dovrebbe essere accompagnato da debiti scongiuri, come toccarsi nelle parti intime, stringere corni, recitare formule scaramantiche. Ma prendendo a prestito il titolo del libro umoristico di Raimondo Moncada - che non è stato sfiorato dall’inaspettato anatema istituzionale - “Ti tocca anche se ti tocchi”. E alla cara Sicilia, “tocca” anche questo: vivere e sopravvivere toccandosi.


Stanno facendo discutere le parole pronunciate a Siracusa, agli Stati generali dell’autonomia, dal neo assessore alla Pubblica Istruzione e Formazione Professionale della Regione Siciliana Mario Centorrino, apprezzato economista e professore all’università di Messina. Cosa avrebbe detto di così scandaloso?


Questo quanto avrebbe dichiarato il rappresentante della Giunta Lombardo, così come estrapolato e riportato dai principali portali di informazione che abbiamo consultato come Repubblica: “Le ideologie sono ormai superate. Destra e sinistra, tutti assieme, almeno per un anno prendiamoci una pausa. Non leggiamo più per un po’ Camilleri, Tomasi di Lampedusa o Sciascia perché sono una sorta di ’sfiga’ nei confronti della Sicilia. Ci vuole ottimismo”.


Per alcuni, si è trattato di un inaudito attacco nei confronti di chi ha fatto grande la Sicilia in tutto il mondo, celebrandone pregi e difetti in opere che sono diventate dei veri capolavori della letteratura internazionale. Per altri si è trattato, invece, di una semplice provocazione per attirare l’attenzione su un particolare aspetto dei siciliani che si piangerebbero addosso troppo facilmente, un "vittimismo paralizzante" che sarebbe in un certo modo eccessivamente cantato e dunque amplificato da celebri letterati del calibro di Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925), Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) e Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, 23 dicembre 1896 – Roma, 23 luglio 1957).

I tre mostri sacri della letteratura italiana, vanto di tutti i siciliani, sono stati etichettati come dei portasfiga per i siciliani: scrittori, insomma, che emanerebbero e divulgherebbero negatività, con un pessimismo che non darebbe scampo all'isola, il cui presente e futuro sarebbe irredimibile. Meglio preferire scrittori più leggeri, scrittori divertenti, scrittori che fanno evadere (non i detenuti! Però!) o scrittori positivi che indicano una strada per la redenzione, una strada per un futuro più radioso, scrittori che diano almeno qualche speranza in una Sicilia che fa dire a Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo famoso “Il Gattopardo”: Qui tutto cambia per non cambiare nulla.


Il concetto espresso da Mario Centorrino e riportato con grande risalto dai mezzi di informazione, però, sarebbe monco e imperfetto se non collegato con un'altra parte dele sue dichiarazioni. Riporta per correttezza di informazione il Giornale di Siracusa, nella corrispondenza del giornalista di Gaetano Guzzardo, quanto segue: «Lungi dal voler impedire la lettura di Camilleri, Sciascia o di Lampedusa - aveva subito dopo precisato il professore Centorrino, uscendo da Palazzo Vermexio, in piazza Duomo a Siracusa – ho solo voluto portare un esempio per dire, prendiamoci un anno di tempo, nel quale pensare in positivo, con ottimismo, per sviluppare questo progetto che ridà centralità al territorio e rilancia la Sicilia».


Le dichiarazioni hanno, comunque, suscitato furibonde polemiche e dure prese di posizione a tutti i livelli. Guai a toccare dei veri e propri monumenti siciliani anche per lanciare delle innocenti provocazioni.


Conoscendo Andrea Camilleri, pensiamo che nella sua tranquiolla residenza romana si stia facendo quattro risate. Mentre i resti terreni di Leonardo Sciascia e Giuseppe Tomasi di Lampedusa si stiano rivoltando nella tomba anche loro per il divertimento. Quattro per tre? In tutto i tre grandi letterati letterati si stanno facendo in questo momento dodici risate. Altro che portasfiga o di autori siciliani da mettere al bando o da condannare al rogo!

Sono stati la fortuna, assieme ad altri grandissimi letterati, di una terra sfortunata.


In Sicilia, comunque, va tutto va bene, Madama la Marchesa! Ed i morti che l’hanno già lasciata se la ridono, come ci dice con il sorriso lo scrittore siciliano Raimondo Moncada nel suo libro satirico “Ti tocca anche se ti tocca”.


Alla faccia dei veri menagramo (che non sono un gruppo rock!).

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